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L'altro lato della genitorialità: il Parental Burnout

a cura della Dott.ssa Marianna Martini



Viviamo in una società che ama colorare di rosa la maternità in primis, e la genitorialità poi. E se le cose non vanno come socialmente stabilito, il tutto viene risolto con un apparentemente simpatico “hai voluto la bicicletta? Ora pedala!”. I figli sono fonte di gioia ma anche di impegno costante, soprattutto quando sono molto piccoli. Essere genitori è un continuo mettersi alla prova, porsi in discussione e crescere proprio come fanno i propri figli. Non è un percorso facile e libero da difficoltà. Cosa succede quando la richiesta e l’impegno sono eccessivi rispetto alle risorse disponibili?


Dai risultati di molti studi sul tema, emerge come oggi i genitori siano sottoposti ad una fortissima pressione sociale. Pressione che questi trasferiscono, generalmente, sui figli, caricandoli di aspettative, ma che comunque sedimenta anche dentro di loro. Il burnout genitoriale consiste in uno stato di intensa stanchezza causata dal prendersi cura dei figli che porta ad essere emotivamente distaccati da questi ultimi e a dubitare delle proprie capacità genitoriali. Il genitore esausto quindi, non è più coinvolto nella relazione con i figli ma si limita agli aspetti funzionali dell’accudimento (lavarli, vestirli, dargli da mangiare ecc.). Sebbene se ne parli ancora troppo poco, si stima che il burnout genitoriale è diffuso tra il 2% e il 12% della popolazione europea con il 18% di madri a rischio.


Nello specifico, i ricercatori hanno individuato tre aspetti centrali che caratterizzano questo particolare tipo di burnout:

  • Esaurimento emotivo

  • Distacco emotivo

  • Mancanza di realizzazione personale (sentimenti di inefficacia verso il ruolo genitoriale)

Questi tre fattori sono gli stessi del più famoso burnout lavorativo (WHO), a conferma che essere genitori è a tutti gli effetti un lavoro di cura, seppur non retribuito e troppo spesso nemmeno riconosciuto.



Ci sono diversi segnali che possono essere un campanello d’allarme per un possibile burnout:

  • Affaticamento e stato di astenia e stanchezza.

  • Difficoltà a dormire, sonno disturbato (continui risvegli notturni, insonnia).

  • Difficoltà di contatto emotivo con i figli (“cuore chiuso”).

  • Irritabilità, insofferenza.

  • Iper-allerta e preoccupazione costante.

  • Rimuginio continuo con pensieri negativi.

È importante notare che, come evidenziato da recenti studi, il burnout genitoriale è associato in modo più forte rispetto a quello lavorativo a idee di fuga (fuga o suicidio), abbandono del bambino e comportamenti negligenti e violenti nei confronti dei figli.

Molti genitori, a causa di questa sindrome, riportano forti sentimenti di colpa e di vergogna per aver sgridato i bambini più del dovuto, per non sentirsi adeguati al ruolo ricoperto o per il desiderio di scappare lasciandosi la famiglia alle spalle. Di solito, si parla di un circolo vizioso presente nel burnout genitoriale. Questo infatti comprende l’iniziale senso di inadeguatezza come genitore e arriva al distacco totale, passando per un tentativo di rimediare passando più tempo con il figlio o i figli. Un avvicinamento, tuttavia, può mettere ulteriormente sotto pressione il genitore, che finirà per comportarsi in maniera inadeguata, peggiorando ulteriormente la propria autostima e la percezione di efficacia genitoriale.


Il burnout genitoriale sembra però non avere delle basi mediche, genetiche o disposizionali.


Ma allora, quali sono le cause del parental burnout?

  • Aumento del lavoro femminile. Le madri soffrono di più dei padri di questa sindrome. Tuttavia, il fatto che lavorino sempre di più, mette pressione a entrambi i genitori per l’accudimento dei figli.

  • Tempo. Visto che i genitori hanno vite sempre più complesse, in alcuni casi il tempo a disposizione per la cura della prole è molto limitato nella quotidianità.

  • Cambiamenti nel ruolo genitoriale. Le aspettative sono sempre più alte. In particolare, il genitore si sente in dovere di dare tutto al proprio figlio, sia in termini economici, che emotivi e psicologici e di opportunità. Inoltre, il genitore deve essere comprensivo, supportivo e pedagogicamente molto esperto.

  • Autorità genitoriale. Dal punto di vista sociale, i genitori hanno perso l’autorità di un tempo. In altre parole, il focus si è spostato tutto sui diritti dei bambini e sui doveri dei genitori.


Cosa si può fare quando i genitori vivono questa condizione?

- Migliorare l’organizzazione familiare: stabilire delle routine per le parti più importanti della giornata può essere d’aiuto. I bambini possono essere coinvolti in modo attivo e gli si possono delegare alcuni piccoli compiti adatti alla loro età per stimolare l’autonomia e al tempo stesso la disciplina. Quando possibile i compiti devono essere divisi tra entrambi i genitori (co-parenting) per evitare un carico mentale troppo pesante.

- Auto-accettazione: le preoccupazioni riguardanti il fatto di commettere errori, la ricerca degli standard perfetti e la paura del giudizio altrui sono appunto atteggiamenti che possono esaurire i genitori. Se la casa ogni tanto non è perfettamente in ordine, non è un problema, per i figli è meglio coltivare una sana relazione con mamma e papà.

- Cura di sé: non è sempre facile trovare del tempo da dedicare esclusivamente a sé stessi, ma anche pochi minuti al giorno possono fare la differenza. Sono le piccole cose che aiutano a scaricare la tensione e a staccare la mente anche se per poco. È importante anche dedicare tempo alla relazione di coppia e alle amicizie.

- Chiedere aiuto: cercare e ottenere il sostegno dei parenti e degli altri genitori nella gestione dei piccoli; ricordare che non si è soli, che ci sono altri genitori che affrontano le stesse situazioni; coltivare le amicizie e passare del tempo con altri adulti e bambini frequentando parchi, oratori; non isolarsi è importante; rivolersi ad un professionista della salute.


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