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Immagine del redattoreDott.ssa Sonia Ferraro

Un modo per conoscersi: scopriamolo attraverso l'approccio psicodinamico adleriano

Altrimenti detta “Psicologia Individuale Comparata”, l’approccio psicodinamico adleriano nasce dall’intreccio dei diversi interessi che Alfred Adler (1870-1937) approfondisce nel corso della propria vita. 



Padre della psicologia psicodinamica insieme a Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, la psicologia fondata da Adler è detta Psicologia Individuale Comparata, perché basata sullo studio dei processi psichici consci e inconsci di un individuo inseriti in una visione più ampia e complessa, che tiene conto delle esigenze relazionali e contestuali dell’ambiente in cui l’individuo vive e del modo in cui questi aspetti si influenzano vicendevolmente







Volontà di potenza, meta finzionale, senso di inferiorità e aspirazione alla superiorità, ideale del Sè, sentimento sociale, Sè creativo e studi sulla fratria sono solo alcuni dei cardini sui quali si fonda la teoria adleriana e poterli approfondire in modo esaustivo in un unico articolo è un’impresa quasi impossibile.

Vediamone alcuni.


STILE DI VITA

Nelle sedute di psicoterapia ad orientamento adleriano, lo stile di vita è tra i punti fondamentali dell’osservazione e dell’approfondimento clinico.

Si tratta dell’identificazione e dell’analisi della specifica struttura psichica di una persona, intesa come unità irripetibile e da esplorare e valorizzare in tutta la sua complessità.


CONTESTO AMBIENTALE E SENTIMENTO SOCIALE

Per Adler di fondamentale importanza era non solo il mostro intrapsichico dell’individuo compreso nella propria complessità e unicità ma anche il mondo in cui l’individuo stesso agisce e interagisce con il contesto in cui è calato. Riguarda il particolare modo dell’individuo di stare nel mondo, di muoversi nel suo mondo, di prendere decisioni e compiere azioni.


META

Ognuno di noi ambisce al raggiungimento di una meta finale, che per Adler ha l’obiettivo di elevarci da un senso di inferiorità “innato” (che sperimentiamo già alla nascita, quando la nostra esistenza è completamente dipendente dalle cure delle figure adulte di riferimento, poiché nasciamo in una condizione di svantaggio, di bisogno dell’altro per sopravvivere), per portarci nella direzione che persegue la nostra “aspirazione alla superiorità”, specifica e diversa per ognuno (e che si esprime proprio attraverso la meta) e che a volte non corrisponde ad una sana realizzazione di Sè ma, al contrario, si cristallizza su uno schema disadattivo, appreso in passato con l’esperienza o attraverso meccanismi di imitazione di strategie erronee sperimentate dalle figure di riferimento.


NELLA STANZA DI TERAPIA

In conclusione, l’approccio terapeutico a orientamento adleriano si riflette in un complesso compito da parte del terapeuta nella stanza di terapia: ci si muove costantemente da ciò che è conscio verso ciò che è inconscio, si analizzano i meccanismi di difesa per poterli sviscerare e portarli alla coscienza in modo da comprendere il loro senso e significato; ci si concentra instancabilmente sull’individuo ma ponendo sempre lo sguardo e l’indagine al mondo esterno, al contesto sociale, al funzionamento nelle relazioni amicali, a lavoro, alla coppia; si osserva il ruolo che il paziente ha avuto o ha nella propria famiglia, anche in relazioni ai fratelli/sorelle, si analizzano le relazioni amicali, gli stili di attaccamento, lo sviluppo sano o patologico dell’aggressività e tutto questo senza mai dimenticarsi del corpo e delle sue somatizzazioni.


Sperimentare una terapia ad orientamento adleriano significa, in conclusione, rifugiare da un atteggiamento deterministico o semplicistico, guardare alla complessità ed essere sempre, empaticamente e terapeuticamente, capaci di coltivare il dubbio verso ciò che appare scontato o determinato, con un atteggiamento di positività e apertura verso la costruzione di un futuro che per il paziente possa essere più sano ed equilibrato, in linea con le proprie aspirazioni di realizzazioni del Sè.

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