top of page
  • Immagine del redattorecentro il mosaico delle idee aps

Quando inizia la genitorialità?


Se, come diceva il poeta drammaturgo William Butler Yeats: "Nei sogni comincia la responsabilità", quando comincia la genitorialità?


Per alcuni la risposta immediata potrebbe essere: quando si è in attesa di un bambino.

I 9 mesi che si interpongono tra il concepimento e la nascita, sono essenziali per creare nella coppia, gli spazi fisici e mentali in cui accogliere il bambino.

Il pensiero verso l'ALTRO atteso, si concretizza, e con lui anche l'immagine di sé nel ruolo di genitore.


Ma se questo pensiero verso l'altro e l'immagine di sé nel ruolo di genitore facesse parte integrante della genitorialità?

Oggi sempre più coppie preferiscono cercare di programmare la nascita di un figlio, creando ancora prima del concepimento le condizioni necessarie per il benessere del nascituro: Ongaro dice "la genitorialità, nonostante sia praticata, non è più automatica e ha bisogno di un lungo periodo di elaborazione personale e di coppia" (2006).

Tale momento di elaborazione permette di anticipare i costrutti relativi al proprio modo di vedersi genitore in relazione a delle ipotetiche caratteristiche del futuro bambino: questo processo elaborativo porta già ad un assunzione di responsabilità perché, seppure in modo ipotetico, permette di pensarsi in relazione all'Altro, in un ruolo di cui non si è mai fatta esperienza diretta.



Lo sforzo di costruzione dell'altro è il primo passo verso la costruzione della genitorialità: un sogno in cui si gettano le basi delle proprie responsabilità verso l'altro e che si può decidere di concretizzare o meno.


Alcune persone hanno le idee molto chiare sul tipo di genitori che saranno, si sono interrogate su questo tema per molto tempo, oppure semplicemente lo sentono insito nelle loro caratteristiche personali.

Altri, invece, si scoprono a pensarsi genitori, solo dopo aver incontrato il partner ideale, altri ancora, rinunciano alla genitorialità proprio per salvaguardare il rapporto esclusivo della coppia, che è sufficientemente appagante per entrambi i partner.


In tutti questi casi, il pensiero che sta alla base del processo di scelta si è diretto verso la costruzione del ruolo genitoriale, delle caratteristiche del bambino e di come entrambi i membri della coppia si potrebbero rapportare a questa novità, assumendo seppure temporaneamente le sembianze di genitori e dirigendosi verso la scelta migliore in quel momento per la coppia e il bambino immaginato.


Il processo che porta a fare la scelta di diventare genitori o meno è comunque molto complesso e poco lineare; le scelte e i vincoli personali si combinano con le scelte procreative di coppia che interagiscono a loro volta con tendenze e situazioni esterne (Saraceno, Naldini, 2001).

Le dimensioni che vengono prese in esame, sono molteplici e si riferiscono a tutti gli ambiti di vita:

-il lavoro,

- lo stile di vita

-le inclinazioni personali,

-la propria storia familiare

queste sono solo alcune delle variabili che vengono incluse nel processo elaborativo; un'altra dimensione che può incidere ad un basso livello di consapevolezza nel processo decisionale è

  • la maturazione della "competenza di cura" intesa come capacità e disponibilità di rispondere sensibilmente ai bisogni evolutivi dell'altro

Questa dimensione avrebbe origine nelle relazioni primarie di attaccamento andando a modificarsi attraverso le relazioni con i pari prima e con il partner in seguito, grazie al quale è possibile svincolarsi dal ruolo di "bisognoso di cure" permettendo di entrare in una relazione circolare in cui si possono dispensare cure al partner oppure riceverne.


Le dinamiche che sottendono le relazioni con gli altri sono fortemente implicate nel processo di formazione del ruolo genitoriale anche se più difficili da identificare e da prendere in considerazione.

Tra tutte queste alternative e nella complessità delle dimensioni che concorrono al processo del pensarsi genitori ci si può facilmente perdere, rimanere vittime delle proprie paure rischiando di rimandare a data da destinarsi un evento che è fortemente connesso allo scorrere del tempo.

Può essere opportuno, quindi, interrogarsi in uno spazio che accolga timori e dubbi personali rispetto alle proprie capacità di cura, così da non partire sfiduciati e rischiare di abbandonare l'impresa.

Dr.ssa Alessia Ribilotta

25 visualizzazioni0 commenti
Post: Blog2_Post
bottom of page