Il ruolo degli operatori del soccorso psicosociale
I professionisti dell’aiuto, sono tutte quelle persone che svolgono attività di supporto o soccorso in ambito sociale, psicologico e medico.
Il ruolo di queste figure è prezioso e delicato, e si articola su più livelli:
L'operatore deve funzionare in modo sano all’interno di uno scenario dominato emotivamente da importanti vissuti delle vittime, come dolore, sofferenza, disagio, rabbia, conflitto e fragilità, che è chiamato a gestire quotidianamente.
Nel far questo, l'operatore è chiamato a provare ad attivare nelle vittime capacità di recupero e di reazione positiva, individuando le risorse e le capacità di coping delle persone con cui entra in contatto, per favorire un processo graduale di resilienza.
L’ intervento dei soccorritori ha lo scopo di aiutare sia fisicamente sia psicologicamente le persone coinvolte in situazioni di emergenza.
Il compito psicosociale che viene richiesto ai volontari, quindi, è evidentemente complesso e comporta un elevato coinvolgimento emotivo.
I neuroni a specchio: la base fisiologica dell’empatia
Ogni relazione d’aiuto richiede l’attivazione di processi empatici profondi. Il concetto di empatia è stato a lungo studiato e le ricerche più recenti hanno individuato i processi neurofisiologici grazie ai quali ci è possibile stabilire una connessione empatica con l’altro: i neuroni a specchio.
Questi neuroni si attivano sia quando siamo attori di un’emozione, sia quando siamo spettatori di un’emozione.
Sono gli stessi neuroni specchio dei lobi frontali e parietali che si attivano sia quando si è tristi, sia quando vediamo un’altra persona triste.
Tali presupposti ci fanno immediatamente comprendere quali possono essere i rischi dell’ascolto empatico.
Empatizzare con persone vittime di traumi ci porta a provare realmente un certo grado di dolore, sperimentandolo insieme alla persona che lo sta vivendo e che, in qualche modo, ce lo sta "affidando" all'interno della relazione d'aiuto, volta molto spesso proprio a contenere vissuti dell'altro che possono essere soverchianti.
L'empatia, quindi:
• Espone alla paura, alla rabbia e alla possibile mancanza di speranza che l’interlocutore vive e prova (Dutton & Rubinstein, 1995)
• Risulta un fattore chiave nella trasmissione del materiale traumatico dell’utente agli operatori (Figley, 1995)
Stress da trauma secondario
La “contagiosità” del trauma di cui parla Figley si configura come un vero e proprio Stress da Trauma Secondario, o “Traumatizzazione Vicaria”.
Con il termine Secondary Traumatic Stress ci si riferisce alla manifestazione di reazioni comportamentali ed emotive derivanti da:
venire a conoscenza di eventi traumatici vissuti da altre persone
continuo dare aiuto e sostegno a persone sopravvissute ad un trauma
Il termine “secondario” deriva dal fatto che l’individuo viene a conoscenza dei vissuti traumatici in maniera indiretta.
La traumatizzazione vicaria è una condizione caratterizzata dal cambiamento in negativo degli schemi cognitivi e dei sistemi di credenze in colui che svolge una professione d’aiuto, che deriva dal coinvolgimento empatico con le esperienze traumatiche altrui (Blair et al., 1996; McCann et al., 1990)
Alcuni sintomi della traumatizzazione vicaria corrispondono a quelli di PTSD (Disturbo Post-Traumatico da Stress):
· pensieri intrusivi
· ritiro sociale
· intensa angoscia
· evitamento di contesti che rievocano l’evento traumatico
· aumento di arousal
Come ci si può proteggere dallo stress da trauma secondario?
È fondamentale, per chi presta servizio in contesti emergenziali o, più in generale, è esposto a continuo contatto con intensa sofferenza, prendersi cura, in prima istanza, dei propri vissuti e dei propri bisogni.
Ci sono tanti modi in cui ci si può prendere cura di se stessi nei contesti istituzionali. Proviamo a citare i principali:
• Supervisione
• Formazione
• Il lavoro in equipe
• Fare rete
Conoscere i rischi dell’esposizione al trauma permette di acquisire il potere di esplorare e utilizzare strategie di prevenzione sia per ridurre il rischio che per aumentare la resilienza allo stress secondario.
Imparare ad ascoltarsi e a conoscersi, individuando i propri bisogni, è, inoltre, fondamentale poiché permette di riconoscere il momento in cui c’è bisogno di un aiuto esterno da parte di un esperto.
Simona Morra
Psicologa, Psicoterapeuta
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