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IL SENTIMENTO SOCIALE: LA TEORIA ADLERIANA SPIEGA GLI ASPETTI PSICOLOGICI ALLA BASE DEL VOLONTARIATO

Aggiornamento: 15 apr


In Italia, come riportano le recenti fonti Istat, sono 6,63 milioni i volontari stimati operativi.

Un numero importante di persone che, quotidianamente, mette se stesso al servizio degli altri nelle situazioni di emergenza/criticità o vulnerabilità.

Gli ambiti che vedono il loro maggior coinvolgimento riguardano soprattutto settori come la sanità, l’assistenza sociale, la protezione civile e le attività culturali e ricreative.


Ma cosa troviamo alla base di questa forte spinta comunitaria e solidaristica?


Ritratto dello psicologo Alfred Adler, autore del concetto di sentimento sociale

Alfred Adler, uno dei padri fondatori della psicoanalisi insieme a Freud e Jung, padre della psicologia individuale adleriana e dei concetti di finzione, spinta vitale e inferiorità, aveva individuato nella sua teoria i fattori cardine che spiegano la spinta al volontariato e alla cooperazione sociale.


Tra i concetti più importanti della teoria adleriana troviamo, infatti, la prima completa ed esaustiva risposta ai meccanismi psicologici che sono alla base del sentimento di cooperazione tra gli esseri umani: il sentimento sociale.


Il termine "sentimento sociale" indica un’attitudine innata attraverso la quale un individuo diviene sensibile alla realtà che lo circonda e agli elementi che la riguardano. Si tratta di un tratto psicologico che è parte del bagaglio intellettuale ed emotivo di ciascun individuo.

L’autocoerenza e il senso di unità portano poi l’individuo ad inserirsi in gruppi di appartenenza ai quali sentirsi affine per riconoscimento e vicinanza di valori comuni e per lui fondanti.

Infine, la spinta all’appartenenza viene ulteriormente rafforzata dal bisogno di far fronte alle situazioni sociali attraverso mezzi utili e capaci di modificare la situazione in essere ma ancor di più, dal bisogno di sentirsene all’altezza.



Trattandosi di una caratteristica umana innata, perché solo alcune persone sviluppano l’interesse al volontariato a differenza di altre?


"Per capire una persona è necessario considerare il suo atteggiamento verso i simili".A. Adler

Nonostante il sentimento sociale sia una risorsa universale e innata, comune a tutti gli esseri umani, tale spinta al cooperare ha bisogno di essere coltivata e stimolata consciamente.


Il primo contesto sociale in cui si sviluppa e manifesta originariamente è, in assoluto, la relazione madre-bambino. Un genitore che accentra su se stesso le potenzialità sociali del proprio bambino, concentrando e orientando gelosamente su di sé le attenzioni in modo univoco ed esclusivo, non può aiutarlo a fare esperienza di estensione di tale risorsa verso altre persone, verso coloro cioè che fanno parte di un sistema sociale più allargato (come parenti, amici, conoscenti, compagni).

Per fornire un esempio, la capacità empatica - una delle sfumature ed espressioni proprie del sentimento sociale - si costruisce e manifesta nella vita di un individuo proprio a partire dalle prime esperienze sociali e relazionali, fin dai primi mesi di vita.




In conclusione, alla base della spinta psicologica alla cooperazione e al volontariato troviamo, quindi, tre principali fattori:


  • una capacità matura e conscia di sviluppare ed impiegare un atteggiamento innato funzionale che ci spinge verso l’altro per fare esperienza di vicinanza e arricchimento.

  • Allo stesso modo, pur essendo una capacità innata, necessita di un tempo e uno spazio favorevoli che ne consentano cioè lo sviluppo e l’espressione. Fondamentali sono i primi anni di vita e la relazione madre-bambino.

  • La spinta al volontariato è sostenuta, infine, dal bisogno di riconoscimento di parti sociali di sè e di accettazione e condivisione dei propri valori morali e di vita.





Il sentimento sociale ci accompagna, in modo più o meno evidente, durante l’intero corso della nostra vita, trovando spesso manifesta espressione solo quando si presentano alcune condizioni favorevoli, che fanno sì che si "sleghi" dal contesto familiare e/o di coppia per allargare i propri confini (estendendoli a gruppi di persone, popolazioni, minoranze oppure, come spesso accade, al mondo animale o a questioni universali).


Auspico al lettore di essere capace di investire ed utilizzare il proprio sentimento sociale, divenendo in grado di mettere a disposizione le proprie risorse personali (la prima tra tutti è il proprio tempo) a favore di un utilizzo non esclusivo ma condiviso, arricchendosi della condivisione e della crescita reciproca che ne consegue.


Dott.ssa Sonia Ferraro

Psicologa Psicoterapeuta




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